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La risposta esatta è...
No
Il prezzo storicamente alto dei diamanti è determinato da una situazione di monopolio di fatto che solo recentemente sta volgendo al termine.
Dietro la società che per quasi un secolo ha monopolizzato lo scavo, il commercio e la lavorazione dei diamanti ci sono nomi impensabili come Rothschild e J.P. Morgan.
La società in questione è la De Beers che fu fondata nel 1888 su finanziamento dei Rothschild, ma che nel 1927 cadde sotto il controllo di Ernest Oppenheimer già socio di J.P. Morgan in un altro gigante minerario.
Da allora le accuse di regime di monopolio si sono susseguite con regolarità tanto per i diamanti di interesse gemmologico quanto per quelli di interesse industriale. Tra le accuse più degne di nota rivolte alla società c'è anche quella di non aver messo a disposizione diamanti industriali durante lo sforzo bellico della Seconda Guerra Mondiale.
Ovviamente la società non ha mai ammesso i suoi comportamenti scorretti, ma di fatto ha sempre operato in modo da seguire il commercio dei diamanti dal loro rinvenimento fino alla vendita al dettaglio curandone direttamente ogni fase, comprese lavorazione e taglio.
Il comportamento di De Beers è stato reso adamantino (dovevo dirlo) quando nel 1955 in Russia fu scoperta quella che ora è la più grande miniera di diamanti del mondo: per mantenere il controllo del prezzo dei diamanti i De Beers furono costretti a comprare i diamanti russi e cercarono in ogni modo di avere il maggior numero di informazioni possibile sulla miniera.
Nel 1970 la compagnia chiese il permesso di visitare la miniera, ma i russi fecero in modo che la visita avvenisse solo sei anni più tardi ed anche allora fecero in modo che gli inviati di De Beers non potessero restare alla miniera per oltre venti minuti. Questo per far capire di che genere di "informazioni di valore" si sta discutendo.
Nel 2000 proprio la decisione dei produttori russi (e canadesi e australiani) di vendere i loro diamanti al di fuori del canale De Beers ha portato a un cambiamento del modello di affari dell'azienda.
E' abbastanza interessante che negli stessi anni l'azienda abbia spostato l'accento dallo storico slogan "Un diamante è per sempre" a Forevermark un prodotto commerciale che pur richiamando lo storico slogan corrisponde a un marchio vero e proprio.
L'associazione è presto fatta: un diamante andava benissimo quando ogni diamante passava per le mani di De Beers, ora che non è più così il diamante non può più essere un diamante qualsiasi, deve essere Forevermark.
Negli anni alle accuse più o meno velate e alle scelte commerciali significative si sono aggiunte anche delle rilevanze processuali a dimostrare il comportamento scorretto di De Beers: tra il 2005 e il 2006 l'azienda ha chiuso quattro class action civili pagando un risarcimento per 295 milioni di dollari e, molto più significativamente, nel 2004 ha dovuto pagare un risarcimento di 10 milioni di dollari al Dipartimento della Giustizia statunitense per aver colluso con General Electric nel fissare il prezzo dei diamanti industriali.
I diamanti, in realtà, non sono poi così rari. Basta fissare dei canoni restrittivi per renderli tali e impreziosirli.
Ad esempio una delle caratteristiche associata ai diamanti di interesse gemmologico è il loro essere incolori e trasparenti.
E' sicuramente un modo di valutare i diamanti che però fa a cazzotti con la realtà: se da un lato il diamante più prezioso è il Cullinan I (valutato circa 400 milioni di dollari), il secondo diamante più prezioso è l'Hope Diamond (valutato circa 220 milioni di dollari)*.
Come ci si può aspettare il Cullinan I è effettivamente un diamante trasparente, mentre l'Hope Diamond è un diamante di un blu intenso.
Qualcuna starà pensando "ok, ma vale la metà". Certo, ma se proviamo a guardare le dimensioni il discorso cambia. Infatti il Cullinan I è un diamante da 530,4 carati mentre l'Hope Diamond è di soli 45,52 carati.
Per farla breve un carato di Blue Diamond vale cinque volte un carato di Cullinan I.
* Quando si parla dei diamanti più preziosi si parla di oggetti assolutamente fuori mercato, quindi il loro valore come le graduatorie sul loro valore sono soggette ad ampie variazioni. Ma il valore convenzionale del diamante incolore rimane discutibile. Basti pensare che il Moussaieff Red Diamond, che come il nome lascia intuire è rosso, vale ben 7 milioni di dollari. Ed è soli 5,11 carati. Facendo una proporzione se fosse delle dimensioni del Cullinan I varrebbe qualcosa come 700 milioni di dollari.
Nella foto: il Moussaieff Red Diamond.
No
Il prezzo storicamente alto dei diamanti è determinato da una situazione di monopolio di fatto che solo recentemente sta volgendo al termine.
Dietro la società che per quasi un secolo ha monopolizzato lo scavo, il commercio e la lavorazione dei diamanti ci sono nomi impensabili come Rothschild e J.P. Morgan.
La società in questione è la De Beers che fu fondata nel 1888 su finanziamento dei Rothschild, ma che nel 1927 cadde sotto il controllo di Ernest Oppenheimer già socio di J.P. Morgan in un altro gigante minerario.
Da allora le accuse di regime di monopolio si sono susseguite con regolarità tanto per i diamanti di interesse gemmologico quanto per quelli di interesse industriale. Tra le accuse più degne di nota rivolte alla società c'è anche quella di non aver messo a disposizione diamanti industriali durante lo sforzo bellico della Seconda Guerra Mondiale.
Ovviamente la società non ha mai ammesso i suoi comportamenti scorretti, ma di fatto ha sempre operato in modo da seguire il commercio dei diamanti dal loro rinvenimento fino alla vendita al dettaglio curandone direttamente ogni fase, comprese lavorazione e taglio.
Il comportamento di De Beers è stato reso adamantino (dovevo dirlo) quando nel 1955 in Russia fu scoperta quella che ora è la più grande miniera di diamanti del mondo: per mantenere il controllo del prezzo dei diamanti i De Beers furono costretti a comprare i diamanti russi e cercarono in ogni modo di avere il maggior numero di informazioni possibile sulla miniera.
Nel 1970 la compagnia chiese il permesso di visitare la miniera, ma i russi fecero in modo che la visita avvenisse solo sei anni più tardi ed anche allora fecero in modo che gli inviati di De Beers non potessero restare alla miniera per oltre venti minuti. Questo per far capire di che genere di "informazioni di valore" si sta discutendo.
Nel 2000 proprio la decisione dei produttori russi (e canadesi e australiani) di vendere i loro diamanti al di fuori del canale De Beers ha portato a un cambiamento del modello di affari dell'azienda.
E' abbastanza interessante che negli stessi anni l'azienda abbia spostato l'accento dallo storico slogan "Un diamante è per sempre" a Forevermark un prodotto commerciale che pur richiamando lo storico slogan corrisponde a un marchio vero e proprio.
L'associazione è presto fatta: un diamante andava benissimo quando ogni diamante passava per le mani di De Beers, ora che non è più così il diamante non può più essere un diamante qualsiasi, deve essere Forevermark.
Negli anni alle accuse più o meno velate e alle scelte commerciali significative si sono aggiunte anche delle rilevanze processuali a dimostrare il comportamento scorretto di De Beers: tra il 2005 e il 2006 l'azienda ha chiuso quattro class action civili pagando un risarcimento per 295 milioni di dollari e, molto più significativamente, nel 2004 ha dovuto pagare un risarcimento di 10 milioni di dollari al Dipartimento della Giustizia statunitense per aver colluso con General Electric nel fissare il prezzo dei diamanti industriali.
I diamanti, in realtà, non sono poi così rari. Basta fissare dei canoni restrittivi per renderli tali e impreziosirli.
Ad esempio una delle caratteristiche associata ai diamanti di interesse gemmologico è il loro essere incolori e trasparenti.
E' sicuramente un modo di valutare i diamanti che però fa a cazzotti con la realtà: se da un lato il diamante più prezioso è il Cullinan I (valutato circa 400 milioni di dollari), il secondo diamante più prezioso è l'Hope Diamond (valutato circa 220 milioni di dollari)*.
Come ci si può aspettare il Cullinan I è effettivamente un diamante trasparente, mentre l'Hope Diamond è un diamante di un blu intenso.
Qualcuna starà pensando "ok, ma vale la metà". Certo, ma se proviamo a guardare le dimensioni il discorso cambia. Infatti il Cullinan I è un diamante da 530,4 carati mentre l'Hope Diamond è di soli 45,52 carati.
Per farla breve un carato di Blue Diamond vale cinque volte un carato di Cullinan I.
* Quando si parla dei diamanti più preziosi si parla di oggetti assolutamente fuori mercato, quindi il loro valore come le graduatorie sul loro valore sono soggette ad ampie variazioni. Ma il valore convenzionale del diamante incolore rimane discutibile. Basti pensare che il Moussaieff Red Diamond, che come il nome lascia intuire è rosso, vale ben 7 milioni di dollari. Ed è soli 5,11 carati. Facendo una proporzione se fosse delle dimensioni del Cullinan I varrebbe qualcosa come 700 milioni di dollari.
Nella foto: il Moussaieff Red Diamond.
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